Nonostante le notizie degli ultimi mesi indicassero che il difensore del Real Madrid, Raul Asencio, non fosse più sotto indagine per distribuzione di pornografia infantile, il magistrato inquirente ha respinto un ricorso che chiedeva di escluderlo come sospettato.
Indagine in corso: Raul Asencio resta sotto i riflettori
Asencio, di 21 anni, è uno dei quattro sospettati nell’inchiesta che coinvolge quattro giocatori, tutti ex membri dell’accademia del Real Madrid, per la distribuzione di materiale pornografico minorile, iniziata alla fine del 2023. Sebbene alcuni rapporti indicassero che Asencio non fosse più sotto sospetto, il magistrato ha deciso di mantenere il giovane giocatore tra i sospettati.
Trasferimenti e sviluppi: gli altri giocatori coinvolti
Gli altri tre sospettati, Ferran Ruiz, Juan Rodriguez e Andres Garcia, si sono trasferiti in diverse squadre, rispettivamente Girona, Tarazona e Alcorcon, nell’estate successiva alla diffusione pubblica del caso. La decisione di mantenere Asencio come sospetto è stata presa nonostante le obiezioni degli avvocati, che indicavano l’assenza del video come prova e consideravano l’indagine come prospettiva.
Argomentazioni legali e prove contestate
L’assenza del video non è stata sufficiente per dimostrare la sua inesistenza, e uno degli altri sospettati ha testimoniato che Asencio avrebbe mostrato loro il video, oltre a riceverlo tramite WhatsApp. Conversazioni nei gruppi di chat coinvolti hanno rivelato commenti derogatori nei confronti della vittima.
Il caso risale a un incidente accaduto nell’estate del 2023, quando Asencio e altri membri dell’accademia del Real Madrid erano in vacanza nelle Isole Canarie. Si sostiene che Garcia, Ruiz e Rodriguez abbiano compiuto atti sessuali con due ragazze, di 18 e 16 anni, filmando l’evento senza consenso.
Implicazioni legali e conseguenze
I video sono stati poi condivisi in varie chat su WhatsApp, sempre senza il consenso delle ragazze, e successivamente la madre della ragazza minorenne ha denunciato l’accaduto alla polizia. Se riconosciuti colpevoli, i coinvolti potrebbero affrontare una pena detentiva da uno a cinque anni.
- Gazzetta dello Sport
- Corriere dello Sport
- Fabio Caressa – Giornalista sportivo
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